Nel solo anno 2017 l’iperammortamento ha generato una ricaduta di 13,3 miliardi di investimenti. Dunque le previsioni ex-ante che il MEF aveva elaborato sono state centrate e addirittura superate. 35 mila le imprese beneficiarie: 8 mila con riguardo ai soli beni materiali, 18 mila con riguardo anche a quelli immateriali, 7 mila le ditte individuali.
Come riportato qualche tempo fa dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore i calcoli ex-post che il Centro studi di Confindustria e il MEF hanno condotto sull’impatto delle misure introdotte dal piano Impresa 4.0 pongono in rilievo la bontà dei benefici che l’iperammortamento ha sortito per l’economia italiana.
La validità del piano Impresa 4.0 emerge anche dall’esame delle dichiarazioni dei redditi che, con tutti i dati a disposizione perché definitivamente elaborati, pone in evidenza una serie di aspetti molto interessanti su chi e come ha sfruttato il bonus
Nel solo anno 2017 l’iperammortamento ha generato una ricaduta di 10 miliardi di investimenti in beni strumentali, sistemi e attrezzature, a cui si sommano altri 3,3 miliardi di acquisti in software e servizi ICT correlati. Dunque per una volta, le previsioni ex-ante che il MEF aveva elaborato non solo sono state centrate, ma addirittura superate, in quanto i 12 miliardi di euro di volano che il Piano Calenda prevedeva in realtà sono stati complessivamente 13,32.
Le imprese coinvolte sono state complessivamente poco sotto le 35 mila: 8 mila con riguardo ai soli beni materiali, 18 mila con riguardo anche a quelli immateriali, 7 mila le ditte individuali.
Il 93% dei beneficiari, corrispondenti al 66% degli investimenti incentivati in iperammortamento, è rappresentato da imprese di taglia medio-piccola, ovvero con meno di 250 dipendenti: il 55% degli investimenti in tecnologie 4.0 è addirittura riconducibile a imprese fino a 50 addetti.
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