Tra le modifiche che l’attuale Governo intende apportare al PNNR ve ne sono alcune dedicate alla transizione ecologica. Tra queste spiccano i 4,04 miliardi da destinare al piano Transizione 5.0 che, a differenza del suo predecessore Transizione 4.0 (in vigore fino al 2025), non sarà finanziato da fondi nazionali, bensì da fondi europei del RePowerEU. Vediamo un po' tra le pieghe della bozza presentata recentemente dal ministro Raffaele Fitto alla camera di capire qualcosa di più di questo "upgrade" del Piano.
Come si legge nel documento rilasciato dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR (puoi scaricare la versione originale qui), nel suo scopo principale il Piano Transizione 5.0 “intende proiettare il Piano Transizione 4.0 verso un nuovo paradigma 5.0, orientato alla transizione ecologica”. Per fare ciò il piano prevede “un ampio schema di sostegno all’innovazione digitale a supporto della transizione verde nel sistema produttivo”.
(fonte immagine: Governo.it)
Transizione 5.0 = Transizione "green"
Ma che cosa prevede nel concreto il piano Transizione 5.0? Il documento - che tra l’altro è stato rilasciato in bozza - a dire il vero non scende granché in dettagli e spiegazioni, limitandosi a dire poche cose.
Guardando alle pagine dedicate alla “Transizione verde ed efficientamento energetico” (da p. 134 in avanti), si può leggere che si tratta di misure destinate “a tutte le imprese, anche alle piccole e medie, che costituiscono l’ossatura centrale dell’economia italiana”. Non si tratta quindi di qualcosa di riservato alle imprese manifatturiere, ma abbraccerà una platea di aziende molto ampia, per fare un esempio anche quelle del turismo. Il meccanismo che sfrutterà sarà quello oramai consolidato del credito di imposta.
Proseguendo la lettura, nel documento è scritto che la misura intende “accelerare la riconversione sia della dotazione di beni strumentali, sia dei processi produttivi delle imprese, attraverso un sostegno automatico e non selettivo, il credito di imposta, in modo da permettere ad un ampio numero di imprese di partecipare all’investimento”.
Ma quali sono gli investimenti agevolati?
Non è affatto chiaro. Nel documento si cita testualmente che. “Nello specifico, la misura intende incentivare le imprese a realizzare progetti volti alla transizione ecologica, in particolare indirizzati alle seguenti azioni: riduzione del consumo dell’energia nei processi produttivi, sostituzione dei combustibili fossili, riduzione delle emissioni in atmosfera, recupero di materie prime critiche, circolarità dei processi produttivi attraverso un uso più efficiente delle risorse”.
Ancora: “La nuova misura intende proiettare il Piano Transizione 4.0 verso un nuovo paradigma 5.0, orientato alla transizione ecologica. Il Piano 4.0 è stato uno strumento di successo in passato, di ampia diffusione fra le imprese, e si conta di replicarne l’efficacia anche allo scopo della transizione verde. Si mira alla realizzazione di nuovi impianti, nonché all’ampliamento di impianti già esistenti, per la produzione di energia da fonti rinnovabili, a condizione che l’energia prodotta sia impiegata esclusivamente ai fini dell’autoconsumo nell’ambito dei propri processi aziendali. L’intervento sarà attivato nel corso del 2024 e si prevede la realizzazione degli investimenti da parte delle imprese beneficiarie entro l’anno 2025”.
Gli interrogativi proseguono...
Vigeranno ancora le stesse modalità di “certificazione” tecnica degli investimenti? Vale a dire l’obbligo di perizia da parte di un ingegnere abilitato oltre i 300mila euro? Vigerà l’autocertificazione “tout-court”? Oppure vi saranno specifici ispettori preposti a valutare gli investimenti? Buio totale. Il documento non ne fa minimamente cenno.
Non ci resta che rimanere in fiduciosa attesa di dettagli. Si badi bene che quelle illustrate nel documento (tra l’altro in bozza) sono proposte di modifica: l’ultima parola, come ben noto, sarà quella della UE, che dovrà finanziare gli interventi con i denari del REPowerEU.
Per ulteriori approfondimenti, di seguito il link al sito del Governo, Dipartimento per le Politiche Europee: https://www.politicheeuropee.gov.it/it/ministro/comunicati-stampa/27-lug-23-pnrr/
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