La legge di bilancio 2025 aveva introdotto alcune semplificazioni con l’obiettivo aumentare l'attrattività degli incentivi. In realtà, poco è cambiato. La dimostrazione della tiepida accoglienza che le aziende hanno riservato è confermata dai numeri: da gennaio ad oggi l’incremento del prenotato è stato di appena 400 milioni di euro. Ad oggi (18 aprile 2025) su 6,23 miliardi di euro stanziati sono ancora disponibili € 5,52 miliardi e le risorse assegnate ai progetti completati sono… (reggetevi forte!)

Forse non ve lo sareste mai immaginato, ma ad oggi 18 aprile 2025, sul sito ufficiale del GSE il contatore annuncia che le risorse utilizzate per i progetti 5.0 approvati e completati sono pari a € 24.505.665,13, ovvero lo 0,4% delle risorse disponibili.
Si, avete capito bene, 24 milioni e mezzo di euro effettivamente assegnati per i progetti 5.0 avviati e conclusi dal 1° gennaio 2024 ad oggi. Il piano Transizione 5.0 continua a girare a vuoto.
Si, avete capito bene, 24 milioni e mezzo di euro effettivamente assegnati per i progetti 5.0 avviati e conclusi dal 1° gennaio 2024 ad oggi. Il piano Transizione 5.0 continua a girare a vuoto. Ed è un vero peccato, in quanto quella di unire le tecnologie digitali per interconnettere i sistemi di produzione con la possibilità di fare efficienza per contrastare i cambiamenti climatici, ridurre l’impiego delle fonti energetiche legate ai combustibili fossili e, non da ultimo, abbattere le bollette energetiche è senza dubbio un’ottima strada da seguire. A maggior ragione perché per questa strada passa anche l’ammodernamento del parco impiantistico installato nelle nostre aziende, la cui vetustà, purtroppo, è elevata.
Ma proviamo ora a fare un piccolo recap degli ultimi aggiornamenti che hanno riguardato il Piano, che hanno visto il MIMIT e il GSE impegnati a chiarire alcuni aspetti a colpi di FAQ, piuttosto che con una circolare organica e mirata.
Cumulabilità: sì ma…
Gli incentivi del piano Transizione 5.0 possono ora essere cumulati con altre misure incentivanti anche se finanziate con risorse provenienti dall’Europa. Con ciò non significa che per le aziende che investono non esistano limitazioni. Il cumulo deve infatti rispettare la cosiddetta norma del doppio finanziamento, per cui non è possibile per un’azienda che investe in un progetto innovativo coprire uno stesso costo (o una porzione di esso) sommando due incentivi.
A questo proposito, con alcune FAQ pubblicate, le ultime il 10 aprile scorso, MIMIT e GSE forniscono alcune risposte in merito. Se volete approfondire, vi invitiamo pertanto a scaricare il documento contenente le FAQ aggiornate al 10 aprile 2025.
ATTENZIONE! Come in ogni film che si rispetti, c’è il colpo di scena dietro l’angolo.
Non tutte le regioni sembrano infattiessere concordi nell’ammettere la possibilità del cumulo. La Regione Lombardia, ad esempio, con DGR XII/3959 del 24 febbraio 2025 (scarica qui la comunicazione della regione Lombardia) ha precisato che, al fine di non incorrere nel divieto del doppio finanziamento previsto dalla normativa comunitaria vigente in tema di utilizzo dei fondi pubblici, per le agevolazioni a valere sulle risorse del PR FESR Lombardia 2021-2027, tra le quali rientrano quelle previste dalla misura “Investimenti - Linea Sviluppo aziendale”, vige il divieto di cumulo sia con le agevolazioni (aiuti), sia con le misure generali (non aiuti), finanziate o cofinanziate con risorse derivanti dal dispositivo per la ripresa e resilienza (PNRR) di cui al Regolamento (UE) n. 2021/241.
Risultato: NEGATO IL CUMULO con i bandi regionali.
Chi pensava di poter cumulare le agevolazioni Transizione 5.0 con i fondi PR FESR della Lombardia (ad esempio quelli previsti dalla misura “Investimenti - Linea Sviluppo aziendale”), si è ritrovato una brutta sorpresa. La questione, nonostante tutti gli interpelli pervenuti sia in Regione che al MIMIT (anche da parte del ns. Studio, non sta trovando risposta.
1° scaglione fino a 10 milioni: ma i tempi per investire ci sono?
Una seconda sostanziale novità introdotta con la legge di bilancio 2025 è la revisione degli scaglioni di investimento, che da tre diventano due. Cade il limite dei 2,5 milioni di euro: il primo scaglione di agevolazioni arriva ora a 10 milioni di euro. Lo scaglione di investimento da 10 a 50 milioni di euro rimane inalterato.
L’aver elevato a 10 milioni di euro il limite degli investimenti agevolabili alle massime percentuali di credito ha senza dubbio reso più attrattivo il piano. Tuttavia, investimenti molto importanti non possono di certo essere pianificati e conclusi in pochi mesi: non bisogna essere esperti di gestione aziendale o aver lavorato in un’azienda per capire che una qualsiasi impresa non pianifica e conclude in pochi mesi investimenti da 7-8 milioni di euro (ma nemmeno da 1,5-2). Se l’obiettivo è stato quello di mettere a disposizione degli investitori un maggior quantitativo di fondi, il concreto rischio, ma diciamo pure il risultato plausibile, è che non si riuscirà comunque a spenderli per impossibilità materiale, anzi temporale: 31 dicembre 2025.
Macchinari obsoleti, 35% riconosciuto “de iure”
Gli investimenti sostitutivi che riguardano i cosiddetti macchinari obsoleti, ovvero i beni strumentali che, alla data di avvio dell’investimento, risultano già ammortizzati dall’azienda da almeno 24 mesi sono stati recentemente oggetto di un’altra serie di FAQ da parte del MIMIT e del GSE che, anche con esempi, hanno illustrato come muoversi.
Iniziamo con il dire che, nonostante si parli di iter semplificato, l’iter non risulta semplificato per nulla, in quanto il certificatore (quindi l’azienda) deve fare tutti gli stessi identici passaggi di iter burocratico. Semmai si può parlare di semplificazioni per i calcoli energetici, poiché il presupposto di questa (falsa) semplificazione è che la nuova macchina, purché tecnologicamente equivalente a quella in corso di sostituzione, è di per sé garanzia di maggiore efficienza in quanto “nuova”, indipendentemente dal suo consumo (!). Il risultato è che - a patto di riuscire a superare altri piccoli “inghippi”, diciamo così, legati ad altre certificazioni (che molti fornitori non forniscono) - il credito d’imposta assicurato “de jure” è del 35%.
Resta comunque ferma la possibilità da parte dell’azienda di dimostrare che il nuovo bene riesca a conseguire una percentuale di risparmio energetico superiore, con il consulente che dovrà eseguire tutti i calcoli di prassi per comprendere se sia possibile accedere alle aliquote del 40% o 45%.
Per maggiori dettagli è possibile fare riferimento ad alcune FAQ pubblicate il 10 aprile 2025, che chiariscono anche i dettagli circa la tipologia di ammortamento a cui fare riferimento.
Fotovoltaico più attrattivo (ma con i soliti problemi)
Per chi opterà di investire in beni trainati per la produzione e l’autoconsumo di energia elettrica, in particolare mediante impianti fotovoltaici, gli incentivi a cui è possibile accedere sono maggiorati. In precedenza, le maggiorazioni sui limiti di spesa ammissibili sugli impianti fotovoltaici riguardavano solamente i pannelli con efficienza maggiore, ovvero gli impianti basati sui pannelli di tipo b) e c). Oggi, lo schema delle maggiorazioni prevede per tutte e tre le tipologie di pannelli fotovoltaici a), b) e c) una percentuale premiante, che maggiora le spese ammissibili rispettivamente del 30%, 40% e 50%.
Per completezza di informazione, ricordiamo che con i pannelli di tipo a) si intendono i moduli fotovoltaici prodotti negli Stati membri dell'Unione europea con un'efficienza a livello di modulo almeno pari al 21,5 per cento. Con i pannelli di tipo b) si intendono i moduli fotovoltaici con celle, entrambi prodotti negli Stati membri dell'Unione europea con un'efficienza a livello di cella almeno pari al 23,5 per cento. I moduli di tipo c), infine, identificano quei moduli prodotti negli Stati membri dell'Unione europea composti da celle bifacciali ad eterogiunzione di silicio o tandem prodotte nell'Unione europea con un'efficienza di cella almeno pari al 24,0 per cento.
Ovviamente rimane sempre il vincolo che i moduli fotovoltaici siano prodotti negli Stati membri dell'Unione europea, quindi il problema degli shortage “casalinghi” e dei prezzi che salgono continua a permanere.
In conclusione
Ad oggi il piano Transizione 5.0 non ha riservato sorprese su quanto gli addetti ai lavori si attendevano. Il consiglio per chi ha intensione di investire, sia pur in beni – diciamo così – classificabili come “semplici”, ad esempio una macchina utensile, un nuovo impianto non troppo complesso o personalizzato, è che deve spicciarsi a farlo almeno entro questa estate. Considerando la complessità dell’iter, la scadenza inderogabile al 31 dicembre 2025 e i ritardi o gli imprevisti che possono accadere (sempre dietro l’angolo), è altamente sconsigliabile andare oltre.
E da più parti si vocifera anche che il Governo starebbe pensando a un drastico taglio delle risorse, addirittura del 50%, (3 miliardi di euro in meno). Ma su questo punto niente paura per chi ha già avviato progetti 5.0 o si sta apprestando a farlo. Anche se le risorse disponibili dovessero calare a 3,2 miliardi di euro, la convinzione – ma diciamo pure la quasi certezza matematica - è che, stando così le cose, a fine anno di soldi ne avanzerebbero ancora molti.
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